Mostra personale nell'ambito del progetto Confluenze Mediterranee
Arte e conflitti a cura di Fabio De Chirico.
Confluenze mediterranee, l'arte in conflitto. Progetto per una visione contemporanea del Mediterraneo
[...] La pittura di Pietro Loffredo è una deflagrazione cromatica, un'espansione dei sensi che affonda nei colori primari, nei rossi e nei blu, nei gialli, e nelle vibrazioni incostanti dell'oro. L'artista qui ci presenta, insieme aduna selezione dei lavori precedenti, alcune opere realizzate esclusivamente per Malta, dei site specific. Il tema centrale della sua ricerca è il rapporto dell'uomo con la condizione attuale, la sua storia e come queste si rapportano rispetto alle opportunità che ciascun essere umano ha: quanto dipende da noi, quanto possiamo fare per mutare il corso degli eventi, quanto incide sule nostre scelte la storia o la tradizione? Si tratta di interrogativi centrali nel percorso esistenziale di ognuno, talmente radicali e fondanti che alla fine sembrano mutare il percorso della storia. Questo sembra dirci l'artista, nel suo giocare ad intessere i simboli della fortuna (il corno napoletano, l'occhio maltese) con gli sguardi enigmatici e anonimi dei suoi personaggi, tutti ed ognuno allo stesso tempo. La sua figurazione neo pop si nutre di tinte sgargianti e accattivanti, celando dietro l'apparente leggerezza l'amara constatazione che le sorti dei più deboli dipende dai più forti, o da chi in quella fase precisa della storia ha il coltello dalla parte del manico. La sua è una scenografia costante per i popoli del mediterraneo, da Malta a Tunisi, da Napoli a Bastia: ognuno si affida alla fortuna, ma ciò non esclude la responsabilità individuale di fronte agli eventi. La sua pitturasi espande, deflagra, pulsa incontenibile, come la pennellata gioiosa di un Matisse - evocato in tanti richiami, come le stesure uniformi e i toni apparentemente gioiosi di una "danza"dionisiaca sullo scenario drammatico della storia – ma con la consapevolezza che l'arte non può rappresentare una via d'uscita, una forma di salvezza. La pittura può interpretare un disagio, denunciare uno stato delle cose, annunciare un possibile orizzonte, ma non diventare l'alibi di una rinuncia. La pittura di Pietro Loffredo è sempre sulla corda di un abile equilibrista: non è mai pura gioia di vivere, né realistica dichiarazione d'intenti rispetto al presente. Si muove sulle note dell'espressività, in cui uno sguardo non è mai quello sguardo, lasciando a chi guarda lo spazio per una scelta.
Il pesce, simbolo apotropaico e autentico portafortuna nella cultura tunisina - nel paese nordafricano si usa appendere la coda del pesce ormai essiccata come amuleto contro la sorte nefasta - lentamente sotto i nostri occhi si trasforma in un corno di corallo, di un rosso acceso e pulsante, a significare l'identità di uno stato antropologico comune e condiviso, da tutte le genti che si affacciano su questa splendide coste d'azzurro di sangue. Analoga operazione egli ha realizzato verso l'occhio che prepotentemente emerge in una delle torri costiere di Valletta, anch'esso scelto come simbolo di una possibile salvezza. Ci si aggrappa a ogni cosa, anche ad un occhio, pur di salvarsi, pur di trovare scampo alle angosce del quotidiano. [...]
Fabio De Chirico
estratto dal catalogo della mostra