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Transiti

Gibellina | Fondazione Orestiadi Museo di Gibellina
dal 13 giugno al 4 luglio 2009

Progetto con Rita Ernst a cura di Fabio De Chirico 

Transiti. Quando l'arte è un passaggio tra le sponde del Mediterraneo.

Mediterraneo, Mare nostrum in nome di una centralità geografica che lo rende ponte tra l'Europa e dell'Africa, e di una innegabile rete di relazioni e scambi intessuti tra i popoli cinti nel suo abbraccio. E nell'ambito di un dialogo tra le sponde del Mediterraneo, tra il 16 aprile e il 7 maggio, ha luogo a Tunisi il progetto "Transiti" , che riunisce il pittore napoletano Pietro Loffredo e l'artista svizzera Rita Ernst, chiamati a confrontare le proprie ricerche artistiche con la cultura del paese nordafricano. Ideato e curato da Fabio De Chirico, "Transiti" ha luogo nel palazzo Dar Bach Amba (Rue Bach Hamba 1000, Tunisi), sede tunisina della Fondazione Orestiadi di Gibellina (Trapani) e del museo delle Trame Mediterranee. Le opere realizzate dai due artisti saranno esposte in seguito nella sede siciliana della Fondazione, nell'ottica di uno scambio che rappresenta arricchimento e crescita culturale per i due continenti.

De Chirico racconta il progetto: «"Transiti" è nato nel 2007, in seguito a un viaggio in Tunisia durante il quale ho avuto modo di vedere il museo delle Trame mediterranee. In quel periodo lavoravo in Sicilia e ne conoscevo il presidente, Ludovico Corrao, e il direttore, Enzo Fiammetta, che mi hanno invitato nella sede tunisina. L'edificio è un tipico palazzo del '600 a tre livelli, con il cortile e la fontana. Alcuni spazi sono dedicati al Museo, mentre una zona a pian terreno viene utilizzata per le mostre di arte contemporanea. Una sera mi sono trovato a discutere con Rita Ernst e Pietro Loffredo del ruolo che la struttura riveste per la cultura mediterranea e l'arte, così è nata l'idea di metterli a confronto negli spazi dell'edificio. Loffredo è un artista "mediterraneo" per scelte linguistiche e tecniche, mentre Ernst pratica una forma artistica -quella dell'arte concreta- che tende ad astrarre le forme dalla realtà e a lavorare sulla loro rielaborazione. Il confronto tra loro e con la cultura locale risulta stimolante e si inserisce nelle ricerche che entrambi portano avanti».
Loffredo, che ha da poco concluso (novembre 2008) una mostra antologica a Castel dell'Ovo di Napoli ("Opere 1998-2008") ha come cifra stilistica gli "angeli neri" –simboli dell'ingiustizia del mondo- e la rielaborazione del "cornetto" portafortuna partenopeo, che rappresenta l'impossibilità della fortuna di porre rimedio –da sola- all'iniquità.
Ernst, che da alcuni anni si divide tra la Svizzera e Trapani, ha elaborato nell'ambito del suo "Progetto siciliano" prima le piante architettoniche delle chiese normanne e barocche dell'isola, poi le mattonelle, ovvero una tipologia decorativa tipicamente mediterranea. Le architetture vengono rielaborate in una pittura geometrica e controllata, che si è arricchita –nell'ultimo periodo- di sfumature d'argento.

«Gli artisti» continua De Chirico «sono chiamati a lavorare nell'atelier allestito sul posto, per confrontarsi con la cultura figurativa del luogo, con i visitatori e tra loro: il discorso pittorico dell'artista svizzera è astratto e razionale, realizzato "per sottrazione" (dalla spazialità della pianta architettonica alla geometria pura ndr), mentre quello del pittore napoletano è un metodo di pittura in cui si "aggiunge". I lavori realizzati saranno esposti a Gibellina, probabilmente in autunno».

Il confronto investe anche la pratica artistica: «Loffredo, essendo stato più volte in Tunisia, e conoscendone la cultura, aveva già un'idea dei temi ispiratori e delle modalità di lavoro che avrebbe tenuto sul luogo. Per Rita Ernst è il primo soggiorno nel paese e si trova a verificare sul posto il suo progetto».

Entrambi gli artisti, tuttavia, hanno preparato con cura il proprio viaggio. Il pittore napoletano concentrerà la sua ricerca sul simbolo della fortuna tunisino, una coda di pesce, rielaborata per entrare a far parte della sua poetica e coesistere con il cornetto. Ernst ha pianificato tutte le tappe del suo percorso di ricerca, che si dividerà tra la città e il deserto, alla ricerca di un'ispirazione da appuntare sul suo inseparabile rotolo di carta lucida, da cui saranno rielaborati i dipinti finali. Ha inoltre preso contatti con alcuni artigiani locali per la realizzazione di alcuni vetri e specchi da applicare all'interno delle sue tele. In attesa della mostra siciliana.

«Succede spesso che nel Dar Bach Amba espongano artisti che hanno già lavorato nel museo siciliano, mentre per noi il percorso è da Tunisi a Gibellina, dove si farà un raffronto con la produzione precedente dei due artisti coinvolti, e si mostrerà in che modo l'esperienza ha inciso nella loro ricerca. D'altra parte "Transiti" è pensato per evocare il "passaggio", che può essere inteso in tanti modi, come osmosi o cambiamento di direzione definitivo». Ed è un punto di partenza per consentire all'arte di annullare gli –artificiali- confini del mondo.

Susanna Crispino
testo critico pubblicato su WhipArt online